Monday, October 24, 2011
Motociclismo, In memoria - Marco Simoncelli e Dan Wheldon, morti in corsa (Pictures)
Marco Simoncelli, morto in corsa a Sepang
Marco Simoncelli è morto pochi minuti fa, sul circuito di Sepang in Malesia. È caduto durante il primo giro della penultima corsa del Mondiale MotoGp 2011 e i piloti che lo seguivano, Colin Edwards e Valentino Rossi, non sono riusciti a evitare di investirlo.
Domenica scorsa 16 ottobre, sul circuito di Las Vegas, era morto Dan Wheldon durante l'ultima corsa del campionato IndyCar. Alcuni piloti che lo precedevano si sono tamponati, e lui non è riuscito a tamponare a sua volta, però il contatto delle ruote ha fatto da catapulta e la sua macchina è finita contro il muro perimetrale della pista.
Entrambi erano piloti di primo piano, vincenti. Abituati a spostare un po' più in là i limiti dell'umano - che però è un mestiere rischioso.
La dinamica dell'incidente di Simoncelli è forse spiegabile (ci ha provato a caldo Nico Cereghini su Italia 1, qualche minuto dopo il fatto) con il controllo elettronico della trazione. Quando si cade con una moto in curva, come ha fatto Simoncelli a giudicare dalle immagini che la tv malese ha diffuso, la forza centrifuga tende a spingere via per la tangente sia mezzo sia pilota - e se ciò fosse avvenuto nessuno lo avrebbe investito. Invece la Honda aveva il controllo di trazione, per cui la ruota posteriore ha continuato a girare e ha spinto mezzo e pilota in mezzo alla pista, dove passavano gli altri.
Il problema è che il controllo di trazione è stato introdotto anche per evitare l'high side, ovvero la modalità di caduta più abituale per molti anni nelle corse motociclistiche.L'high side produceva fratture perché il pilota era proiettato in alto e cadeva scompostamente sulla pista - il controllo di trazione fa scivolare il pilotasenza sbalzarlo in alto.
Uno strumento concepito per aumentare la sicurezza... ha contribuito a rendere mortale una caduta.
Nel caso di Dan Wheldon a rendere l'incidente mortale è stato il contatto delle ruote, che la auto di IndyCar (così come quelle di Formula 1) hanno scoperte: se una macchina tocca con una ruota anteriore la ruota posteriore di una macchina che la precede, è possibile che il risultato delle rotazioni reciproche produca il decollo della macchina che segue. Anche in questo caso la motivazione del tenere scoperte le ruote è di aumentare la sicurezza, perché si creano vortici d'aria capaci di far diminuire la velocità delle vetture.
Ma la dirigenza della IndyCar aveva pensato di rendere molto più difficili i contatti tra le ruote facendo costruire alla Dallara, l'azienda che fornisce i telai a tutte le auto di quel campionato, un modello per il 2012 con paratie protettive sulle ruote posteriori.
Tra i collaudatori del nuovo modello c'era stato anche lo stesso Wheldon... morto nell'ultima corsa in cui si utilizzava il vecchio modello.
Sia Simoncelli sia Wheldon non erano dei piloti di secondo piano, che rischiavano oltre il loro talento. Simoncelli correva nel motomondiale dal 2002, quando aveva 15 anni, ed era stato campione Mondiale della 250 cc nel 2008. Wheldon si era fatto notare da ragazzo vincendo 8 campionati inglesi di kart, e nella IndyCar ha cominciato a correre nel 2002 a 24 anni vincendo il titolo nel 2005 e 2 volte la 500 miglia di Indianapolis.
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